Luigi Ontani
Nato a Vergato, in Emilia, nel 1943, qualche mese fa è salito suo malgrado alla ribalta delle cronache per il caso di una fontana pubblica donata al paese d’origine vandalizzata e attaccata da esponenti politici populisti perché al centro si erge la figura di un fauno nudo. Luigi Ontani è tra i protagonisti di quella “rivoluzione” che sul finire degli anni Settanta e i primi anni Ottanta ha cambiato il senso dell’arte, passando dal clima concettuale all’immagine, alla pittura, alla citazione. Vorace sperimentatore, Ontani si cimenta da anni con varie tecniche, dalla scultura colorata alla fotografia, dalla performance all’acquerello, non disdegnando però di utilizzare il suo bagaglio concettuale, fatto principalmente di simboli e figure, che egli preleva dalla storia dell’arte come dalle culture extraeuropee. Una notevole importanza gioca la parola: i titoli stabiliscono una relazione di reciproco rimando con l’opera, con abbondante uso di onomatopee e assonanze, tra il dotto e il popolare, tra il gioco per bambini e la poesia. Il carattere del lavoro di Ontani è infatti la mescolanza, l’innesto, il sincretismo, per cui emergono sempre esseri ibridi, duplici, o storie e fiabe innaturali, dove realtà e immaginazione si intrecciano.
Per quanto abbia partecipato a Biennali e mostre internazionali e le sue opere si trovino in collezioni private e pubbliche in tutto il mondo, dal Lacma di Los Angeles al Frac di Calais, i valori di mercato sono ancora abbastanza contenuti. Le sculture in ceramica di solito si aggirano intorno ai 200.000 euro; gli acquerelli e le fotografie, se di grandi dimensioni e di epoca storica, raggiungono i 100.000 euro, mentre quelli di dimensioni più contenute si possono acquisire ancora per poche decine di migliaia di euro. La storia e la qualità dei lavori di questo artista, ormai entrato nella storia dell’arte, fanno facilmente immaginare un probabile prossimo incremento.