Jim Dine
Tra i maggiori protagonisti della Pop Art, Jim Dine non ha tuttavia voluto legarsi a questo movimento, ed ha sempre continuato con curiosità a sperimentare nuove visioni e nuove tecniche.
Nato a Cincinnati nel 1935, dopo essersi trasferito a New York alla fine degli anni Cinquanta, insieme ad artisti come Allan Karpow e Claes Oldenburg è tra coloro che avviano quella tipologia di performance negli spazi della città che prenderà il nome di happening.
Dopo avere preso parte alle mostre iniziali della Pop Art, nel 1964 è anche tra gli artisti del Padiglione americano alla Biennale di Venezia che sancirà la consacrazione internazionale di questo movimento. Avendo una grande attrazione per gli strumenti, sulle tele degli anni Sessanta usa appendere oggetti, spesso personali, come scarpe, indumenti, seghe, pale, pennelli, o barattoli di colore.
In generale il suo lavoro non ha mai abbandonato una certo pittoricismo, fatto anche di sbavature e colature, non immemori dell’Action Painting. Anche quando si è concentrato sulla ripetizione di loghi, immagini o oggetti comuni – come nelle centinaia di forme di cuore che ha riprodotto per anni – le sagome risultano spesso vibranti, corrose, non esenti da una manifesta intenzionale manualità.
Spesso ha mescolato scultura e pittura, come nelle serie di Pinocchio; oppure in quella della Venere di Milo, di cui un grande esemplare in bronzo svetta a pochi passi dal MoMA di New York. Ha avuto grandi retrospettive nei maggiori musei del mondo, come il Whitney Museum (1970), il Walker Art Center di Minneapolis (1984–85), il Guggenheim di New York (1999), la National Gallery of Art di Washington (2004), il Centre Pompidou di Parigi (2018). Le sue opere sono conservate nelle maggiori collezioni internazionali.
I valori delle opere di Jim Dine non sono ancora altissimi. Dipinti degli anni Sessanta o Settanta giungono in asta ad alcune centinaia di migliaia di dollari. Ma il costo non eccessivo delle opere più recenti lascia sperare in una buona possibilità di incremento.