Jannis Kounellis
Artista greco (nato al Pireo nel 1936, ma vissuto a Roma dove è morto nel 2017), è stato tra i protagonisti dell’Arte Povera, dove ”povera”, seguendo la definizione originale di Germano Celant, non indica tanto la povertà degli elementi, ma la loro primarietà. Kounellis ha infatti sempre usato materiali naturali nei suoi lavori, dal carbone al metallo, dalla pietra alla terra.
Per quanto la maggior parte del suo lavoro sia dato da installazioni tridimensionali, Kounellis si è sempre considerato pittore, intendendo la sua come una sorta di pittura espansa, che invade lo spazio.
Di solito le sue opere si basano sulla contrapposizione tra un materiale duro, rigido, inerte, e uno invece soffice, mobile, vitale. È il caso, ad esempio, delle lastre di metallo solcate da ugelli da cui escono fiamme, o delle coperte schiacciate tra travi di acciaio, o delle installazioni di freddo metallo su cui poggiano piante e animali vivi, come cactus, merli, pappagalli. Fino ad arrivare al celebre, rivoluzionario lavoro, nel 1969, in cui Kounellis espose in galleria solo dei cavalli vivi che costituivano l’intera opera: lì, la parte rigida e inerte era data dai muri e dal pavimento della galleria L’Attico. Egli è anche autore di performance estremamente forti, spesso coinvolgendo anche la musica e riferimenti all’antica cultura della sua terra d’origine, come Apollo, 1973.
Kounellis è stato invitato a presentare i suoi lavori nelle mostre più importanti del mondo e sue opere sono nelle principali collezioni private e pubbliche, dal MoMA di New York al Reina Sofía di Madrid, dal Maxxi di Roma al Centre Pompidou di Parigi.
Artista non particolarmente interessato al mercato, non ha fatto molto in vita per difendere i valori dei suoi lavori, che ancora sono molto al di sotto di quello dei suoi paralleli americani ed europei. Data la qualità indiscutibile del suo lavoro, dopo la sua morte non è difficile presumere un incremento che potrebbe essere anche molto rapido e sostanzioso.