Coronavirus: una emergenza culturale in Italia. L’intervista ad Andrea Cancellato di Federculture

di Santa Nastro

L’emergenza Coronavirus che sta paralizzando l’Italia, tra scetticismo, angoscia e per fortuna anche senso di responsabilità, sta interessando in maniera estremamente complessa anche i mondi della cultura e del turismo. Tanti sono i musei, i cinema, le gallerie, le scuole, le istituzioni culturali che, seguendo le ordinanze emanate nelle regioni a capo dei territori colpiti hanno dovuto rispettare la chiusura al pubblico, in attesa di “tempi migliori”. Quali le strategie da attivare? Federculture, la Federazione delle Aziende e degli Enti di gestione di cultura, turismo, sport e tempo libero, nata nel 1997, che oggi vanta una vastissima rete di associati, incontrerà il Ministro ai Beni e alle Attività Culturali Dario Franceschini per esaminare le possibili misure da adottare anche in termini di comunicazione e di prevenzione del possibile impatto sulle aziende e le istituzioni culturali. «La nostra organizzazione, con i suoi associati, è a totale disposizione delle istituzioni per affrontare insieme questa gravissima emergenza, sia per quanto riguarda il monitoraggio dell’impatto, sia per la individuazione di strumenti che aiutino le imprese pubbliche e private ad affrontare nel migliore dei modi la crisi, stabilendo fin da ora anche le modalità per il recupero della normalità una volta superata la fase critica», ha dichiarato il Presidente Andrea Cancellato in una nota. Lo abbiamo intervistato per saperne di più.

L’emergenza Coronavirus ha avuto effetti devastanti anche sul mondo della cultura, con la chiusura di istituzioni, musei, gallerie, cinema nelle regioni che hanno per prime registrato il contagio. Temete un effetto a cascata anche sulle altre ragioni d’Italia?

Sicuramente sì. Al momento sono principalmente le regioni del nord ad essere colpite dal virus e dai provvedimenti conseguenti fatti nel tentativo di contenere l’emergenza. C’è però preoccupazione in tutto il Paese. A soffrirne potrebbe essere ad esempio la mobilità se parliamo in termini di turismo. Gli italiani viaggeranno a Pasqua? Si muoveranno durante il week end? Si sta aprendo la bella stagione, le persone si sposteranno? Le città d’arte proporranno iniziative? E come le organizzeranno? Affrontiamo dunque da una parte il problema di un consumo culturale bloccato, dall’altro quello di una produzione culturale rallentata di fronte ad una previsione non positiva. È un intero comparto, questo, in difficoltà.

Se la situazione dovesse, come molti esperti hanno prefigurato, continuare fino a maggio / giugno quali sarebbero a vostro parere le ricadute sulle industrie culturali e creative?

Avremmo delle condizioni tipiche di una impresa che non ha più acquirenti. Una situazione che dobbiamo, oggi, preoccuparci di evitar.

Quali dal vostro punto di vista eventuali strategie attivabili per fronteggiare l’emergenza?

Stiamo attivando la nostra piattaforma di proposte che coinvolge tutti gli associati di Federculture, dai grandi musei e istituzioni culturali come Maxxi, Madre, Piccolo Teatro, la Triennale di Milano, fino ai comuni e ai soggetti che gestiscono i musei civici, ad esempio, rappresentando tutta la varietà complessa dell’impresa culturale italiana. Le esigenze che accomunano tutti sono da una parte riprendere la normalità, dall’altra affrontare l’emergenza senza assilli, ovviamente nel rispetto delle differenze tra musei statali ad esempio e il resto del sistema museale italiano.

Quali sono i settori che stanno maggiormente soffrendo della chiusura?

Coloro che non possono operare stanno tutti soffrendo ugualmente.

Come commentate lo spostamento a giugno di una manifestazione di fondamentale importanza come il Salone del Mobile?

Credo che sia stata una scelta corretta, inevitabile e anche coraggiosa, soprattutto nel mantenere l’iniziativa nella prima parte dell’anno. C’è tanta voglia di fare e molti soggetti si sono adeguati per consolidare gli sforzi per mantenere il posizionamento e la potenza di una delle più importanti design week al mondo.

Darebbe qualche consiglio a chi sta affrontando l’emergenza oggi?

Ognuno deve fare il suo. Chi governa deve dare l’indirizzo e fare le scelte più adeguate. Si esce dalle difficoltà se c’è unità di indirizzo. In Italia ci sono 8.000 comuni, abbiamo un panorama molto variegato e molto complesso e penso che si stia agendo nella logica di una regia unitaria. Questo non è il momento delle polemiche, ma di lavorare tutti nella stessa direzione, per fronteggiare ed uscire dall’emergenza.

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