Robert Rauschenberg

Nato a Port Arthur, in Texas, nel 1925 e morto nel 2008 a Captiva Island, in Florida, dove negli ultimi anni si era ritirato, insieme a Jasper Johns è il maggiore protagonista del New Dada, il movimento che nella seconda metà degli anni Cinquanta fece da ponte tra l’Espressionismo Astratto e la Pop Art. Fondamentale nello sviluppo della sua personalità artistica è stato il periodo di studi al Black Mountain College, tra la fine degli anni Quaranta e primi Cinquanta, in cui incontra Cy Twombly, John Cage, Merce Cunningham. Fu un momento rivoluzionario per l’arte, la musica, la danza contemporanea, dove, tra performance e progetti fuori dagli schemi, si gettarono i semi per un rinnovamento di tutti questi settori.

I suoi lavori più noti sono i Combine Painting, della seconda metà degli anni Cinquanta, opere in cui utilizza oggetti banali, presi dalla vita di tutti i giorni, spesso usati o organici, come un letto, una scala, un gallo, insieme ad una pittura veloce e gocciolante, di natura ancora informale. Il Dadaismo a cui fa riferimento il nome del movimento, è quello del versante Schwitters, più che quello di Marcel Duchamp. Era stato l’artista tedesco, infatti, nella seconda decade del Novecento, ad inaugurare la tipologia dell’assemblage, l’accostamento di oggetti di produzione seriale. Ma a differenza di Schwitters, che spesso li ricopriva di colore finendo per annullarli, Rauschenberg lascia sempre riconoscibili gli elementi utilizzati, aprendo così la strada all’uso che degli oggetti di produzione di massa farà la Pop Art.

In seguito, Rauschenberg è spesso tornato alla bidimensionalità, sfruttando il collage, la stampa, talvolta adottando anche la sovrapposizione di più strati di materiale trasparente serigrafato.

Innumerevoli sono le mostre internazionali a cui ha preso parte e le collezioni in cui i suoi lavori sono conservati. Basti citare la sua partecipazione alla Biennale di Venezia nel 1964 e il Leone d’oro che gli venne conferito in quell’occasione, considerato da molti il segno dell’apertura definitiva all’arte americana e alla Pop Art da parte della cultura europea.

I valori di mercato di Rauschenberg sono piuttosto alti e stabili. La punta maggiore la si è avuta a metà del 2019 con la vendita da Christie’s dell’opera Buffalo II, una tecnica mista su tela del 1964, per quasi 90 milioni di dollari, valore che ha quasi decuplicato quelli battuti in precedenza.

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