L’arte rende più del mattone e fa le pulci al lingotto

di Giuliano Papalini

Nonostante il predominio dell’oro e del mattone, considerati dagli italiani beni rifugio per eccellenza, da una decina d’anni il mercato dell’arte sta conquistando sempre più spazio nel variegato mondo degli investimenti. Uno spazio di vera eccellenza considerando anche la volatilità dei prodotti finanziari causati principalmente dalla crisi economica e dalle incertezze del sistema politico. L’entrata in campo dell’innovazione tecnologica poi,  ha ampliato ulteriormente i suoi orizzonti aprendo la strada a nuovi collezionisti e a nuove forme di investimento. Il web sta diventando di fatto una fonte inesauribile di consigli (ahimè non sempre disinteressati), analisi (non sempre autorevoli, anzi molto spesso banali e improvvisate), offerte (troppe e troppo allettanti ) e strumenti di ogni genere per accedere a questo mercato in decisa espansione e con immense potenzialità :  c’è chi costruisce piattaforme per offrire opere frazionate in quote, chi introduce la blockchain, chi con l’intelligenza artificiale costruisce modelli previsionali sui futuri trend dei prezzi in asta e chi addirittura cerca di cartolarizzare le opere come sottostante all’emissione di bond.

Il trend del mercato dell’arte

Per non sembrare uno dei tanti dispensatori di consigli gratuiti di cui non si sente certo la mancanza, tentiamo di fare una analisi partendo da alcuni dati concreti ottenuti da fonti certe e verificabili. E così, confrontando il trend dei prezzi degli artisti che vanno per la maggiore, con altri asset reali, come per esempio gli indici degli immobili e le quotazioni dell’oro vediamo che emerge una realtà interessante: sia sulla scena italiana che su quella internazionale il mercato dell’arte, in modo particolare quello relativo alle opere di qualità, batte in valore il mattone e si confronta alla pari con quello dell’oro (soprattutto al riparo dalle forti oscillazioni del lingotto). E stando alle performance messe a segno dai grandi maestri moderni e contemporanei, italiani e internazionali,  negli ultimi 20 anni, investire in arte risulta addirittura più redditizio. Analizzando infatti i loro indici di rendimento forniti da Artprice, il database più completo e aggiornato del mercato mondiale delle aste, risulta che 100 dollari investiti nel 2000 sui seguenti artisti, attualmente valgono: Carla Accardi : 551 dollari (+451%) ; Agostino Bonalumi: 739 dollari (+639%); Fernando Botero: 200 dollari (+100%); Alberto Burri: 419 dollari (+319%); Enrico Castellani: 830 dollari (+730%); Christo : 172 dollari (+72%); Giorgio Griffa: 852 dollari (+752%); Giorgio Morandi: 221 dollari (+121%); Luigi Ontani: 328 (+228%); Pino Pinelli: 1209 dollari (1109%); Jannis Kounellis: 173 dollari (+73%); Julian Schnabel: 222 dollari (+122%); Giuseppe Uncini: 310 dollari (+210%); Andy Wharol: 219 dollari (119%); Gilberto Zorio: 162 dollarti (+62%). Questi sono alcuni esempi che testimoniano l’inarrestabile ascesa del mercato dell’arte che dura ormai da oltre vent’anni e che nel 2019 ha messo a segno un giro d’affari di oltre 70 miliardi di dollari. Una crescita che appare ancora più evidente nel settore contemporaneo che – secondo l’Art Price Report 2019 – nel giro di 19 anni ha fatto registrare un incremento globale del 1800% passando dai 103 milioni del 2000 a quasi 2 miliardi di dollari nel 2019.

Case e oro

Al tempo stesso – secondo gli analisti dell’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa – negli ultimi vent’anni il mercato immobiliare ha visto un aumento dei prezzi del 30,5% e una crescita delle compravendite del 3,6%. Performance tutto sommato niente male se si tiene conto della pesante crisi economica e finanziaria in atto da oltre un decennio. Per quanto riguarda il trend del prezzo dell’oro, analizzando la serie storica del lingotto (fonte Gold Future ), emerge che 100 dollari investiti nel 1999, a distanza di vent’anni (ottobre 2019) sono diventati  523,79 dollari, con un incremento di oltre il 500%. Ma va tenuto conto che nell’arco di tempo preso in esame ci  sono state numerose fluttuazioni con drastici picchi al ribasso, legati soprattutto alla instabilità della situazione internazionale. Un fattore di ricorrente instabilità che bisogna mettere in conto nella valutazione di un investimento, in particolar modo se si tratta di un bene considerato rifugio dei risparmaitori per eccellenza.

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