La classifica del supporto alle arti da parte degli Stati

Come i governi stanno sostenendo la cultura durante la crisi del coronavirus 

di Fabio Cavallucci e Elena Rossi

Quali governi si sono mostrati più propensi a supportare la cultura e l’arte contemporanea durante la pandemia? Non è facile riconoscerlo, anche perché, in questa materia, la propaganda spesso si somma con la realtà e agli annunci non sempre fanno seguito le azioni. In questo articolo proviamo a stilare una (incompleta) graduatoria. 

Con la notizia di 50 miliardi di euro che ha fatto il giro dei maggiori quotidiani del mondo, il governo tedesco avrebbe conquistato subito il primo posto sul podio nel sostegno alla cultura. Ma nella realtà le cose sono andate un po’ diversamente, perché si è poi scoperto che i 50 miliardi si riferivano a tutte le attività, non solo a quelle strettamente culturali. Ma al di là dei comunicati gonfiati della prima ora, grazie al miliardo per il programma Neustart Kultur, i 540 milioni per il mantenimento e rafforzamento delle infrastrutture culturali, e i 250 milioni per sostenere la riapertura culturale e l’aumento (per sei volte tanto) del budget annuale per gli acquisti di opere d’arte, la Germania conquista comunque la palma della vittoria. Che il Governo teutonico voglia fare sul serio, lo dimostrano anche i suoi capi politici, che sulla difesa della cultura non hanno esitato a metterci la faccia: oltre alle dichiarazioni della Ministra Monika Gütters, ha sorpreso il denso e profondo discorso della Cancelliera Angela Merkel sull’importanza fondamentale degli artisti per la società (https://www.youtube.com/watch?v=PtrCaZHYNrs). Ma i governi regionali e cittadini non sono stati da meno, primo fra tutti quello della città di Berlino: meta di artisti e creativi provenienti da ogni dove, fin dalla prima comparsa del virus, in marzo, la capitale tedesca aveva conferito a ciascuno di loro (purché iscritto alla cassa mutua) un assegno di 5000 euro.  

Presidente degli Stati Uniti Donald Trump

Secondi, benché a debita distanza, si classificano, sorprendentemente, gli Stati Uniti, con 1200 dollari (che fanno circa 1000 euro) assegnati subito come helicopter money ad ogni artista, curatore o creativo, e un pacchetto complessivo di 300 milioni di dollari (255.000.000 euro) per le arti. Il fatto sorprende, appunto, perché si sa che il paese non è proprio tra i primissimi in quanto a distribuzione di fondi pubblici a musei e centri d’arte, che, per tradizione, basano le loro entrate sulle donazioni private. Ma qui deve forse aver giocato un ruolo importante l’eco del New Deal di roosveltiana memoria, quando dopo la crisi di Wall Street del ’29 e la Grande Depressione, tra gli importanti aiuti statali all’economia, si fecero notare anche quelli alle arti, che consentirono le grandi campagne di arte pubblica (erano allora soprattutto i muralisti) e di fotografia della società americana.  

Primo ministro del Regno Unito Boris Johnson

Anche nel Regno Unito, dove al contrario la tradizione vuole che lo Stato sostenga per principio le arti, e che i musei, almeno sulla carta, siano gratuiti, l’Arts Council ha messo in campo un importo consistente, del valore di 160 milioni di sterline (circa 178.000.000 euro) per teatri, gallerie, musei e artisti. Di questi 20 milioni di sterline (23 milioni di euro) vanno ad artisti e lavoratori autonomi, 90 milioni (100 milioni di euro) alle organizzazioni supportate dal portafoglio nazionale, come la Whitechapel Gallery di Londra e le Tate Galleries, e 50 milioni (55 milioni di euro) alle società culturali che non ricevono regolarmente fondi dall’Arts Council. Il governo britannico ha poi varato, nel mese di luglio, un ulteriore programma di sostegno economico dal valore di 1,57 miliardi di sterline (1 miliardo e 700 milioni di euro) destinato in gran parte a lavori strutturali. Tutti questi soldi permettono al capo di Downing Street, appena fuoriuscito dall’Unione Europea (non proprio in un buon momento), di aggiudicarsi un meritato terzo posto in classifica. Non potevano mancare, a coronamento, significativi fondi privati a sostegno della cultura, come 500.000 sterline della BBC e il 1 milione di sterline di Netflix, seguiti, non per l’ammontare, dalla Society of Authors e Amazon con specifiche di sostegno, però, all’editoria.  

Primo ministro del Canada Justin Trudeau

“In questo momento abbiamo bisogno delle arti più che mai. Quando riflettiamo su questa crisi, il Canada deve sentirsi orgoglioso di come ci siamo uniti come nazione. Il Canada è leader globale nei diritti umani e nella tolleranza; abbiamo bisogno che gli artisti continuino a esprimere e a esplorare questa parte delle nostre identità e pluralità per aiutare il Paese a unirsi e guarire”. Con queste parole si apre la lettera inviata al Primo Ministro Justin Trudeau e ai membri del Parlamento del Canada da One Voice for Arts + Culture (OVAC), network di organizzazioni, istituzioni culturali, musei e gallerie d’arte canadesi nato lo scorso marzo con lo scopo di sostenere il settore culturale del Paese, proponendo idee e ponendo domande al governo. Il Consiglio dei Ministri canadese, già nei primi giorni della pandemia, ha annunciato che avrebbe erogato 60 milioni di dollari (38 milioni di euro) in “finanziamenti anticipati”. Ad oggi è stato istituito un fondo di salvataggio da 500 milioni (317 milioni di euro) per cultura, arte e sport.  Lo slogan è quello del raddoppio dei fondi investiti dal Governo Federale nelle arti e nella cultura, al grido di “cultura e industrie creative generano posti di lavoro e contribuiscono a rafforzare l’economia”. Ed i primi passi sembrano confermare questa direzione, se è vero che i contributi al Canada Council for the Arts sono stati aumentati del 100%, passando da 180 a 360 milioni di dollari (228 milioni di euro).              

Primo ministro della Norvegia Erna Solberg

I paesi nordici non si smentiscono mai, e non fa eccezione la Norvegia che è forse uno dei primi paesi a riconoscere anche alla cultura, all’arte e alla creatività l’importanza strategica che queste dovrebbero ricoprire in una società avanzata. Parliamo di circa 1,8 miliardi di corone (170 milioni di euro) messe a disposizione dal Ministero della Cultura in un pacchetto di aiuti straordinari per il settore della creatività. Nello specifico, oltre alle borse di studio destinate a sostenere economicamente scrittori e artisti, 650 milioni di corone (61 milioni di euro) vanno a supporto delle istituzioni culturali del Paese, come i musei finanziati con fondi pubblici e le istituzioni d’arte. Il museo nazionale è stato dotato di un budget straordinario di 30 milioni di corone (3 milioni di euro) a supporto della creatività norvegese da destinare a nuove acquisizioni. L’intero budget, infatti, verrà utilizzato nel corso del 2020 per acquistare direttamente dalle gallerie e da altri centri di produzione artistica opere d’arte, oggetti legati alle arti applicate e al design realizzati da artisti norvegesi.               

Primo ministro dell’Australia Scott Morrison

Non mancano interventi significativi in altri continenti. In Australia, un paese in cui l’attività culturale contribuisce ogni anno per circa il 6,4% del PIL, quest’anno un aiutino è stato tuttavia necessario, anche se non ha colmato le aspettative degli addetti ai lavori. Invece dei 2,2 miliardi di dollari (1 miliardo di euro) proposti dalle petizioni pubbliche di Live Performance Australia e dell’Australia Institute, in cui si richiedeva, oltre tutto, che il Primo Ministro rilasciasse una dichiarazione in cui riconosceva il valore dell’industria culturale, all’inizio di aprile il governo federale ha annunciato un pacchetto da 27 milioni (16 milioni di euro) in finanziamenti specifici per le arti, 7 milioni (4 milioni euro) per il programma di sostegno all’industria delle arti visive indigene, e 10 milioni (6 milioni di euro) per le arti regionali di Regional Arts Australia. Anche se il pacchetto non copre tutte le esigenze scaturite dalla crisi, le amministrazioni locali si sono mostrate pronte ad aggiungere un contributo consistente alla causa: ad aprile, il governo dello Stato di Victoria ha predisposto un pacchetto di 16,8 milioni di dollari (10 milioni di euro) per le arti e la città di Sydney ha annunciato un milione di dollari (610mila euro) per gli artisti.  

Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana Giuseppe Conte

È ora di esaminare la situazione in Italia, che per prima colpita dal Covid-19 è stata anche l’antesignana delle misure di sostentamento culturale in tempo di lockdown. Il 17 marzo, con il Decreto Cura Italia, lo Stato ha posto le basi di quello che poi ogni altro paese avrebbe imitato, coniugandolo e diversificandolo a suo piacimento nei mesi successivi. Con questo provvedimento ha messo sul piatto diverse misure che vanno dalla sospensione dei versamenti previdenziali e assistenziali, alla cassa integrazione in deroga, ai rimborsi con voucher anche per i biglietti di spettacoli e musei. Ad oggi si considera sia stato istituito un fondo complessivo del settore culturale da 245 milioni di euro per sostenere le compagnie e i lavoratori nel mondo delle arti e dello spettacolo durante il blocco. Con il limite, tuttavia, di considerare principalmente l’ambito dello spettacolo, mentre molto poco è stato fatto per i musei d’arte, e tanto meno per quelli d’arte contemporanea (che in Italia di solito appartengono alle amministrazioni locali) e proprio nulla per gli artisti.  “Quelli che ci fanno divertire, quelli che ci fanno entusiasmare”, aveva definito questi ultimi il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in uno dei suoi rari riferimenti al comparto culturale, manifestando un errato concetto di cultura basato solo sull’entertainment, a dimostrazione di quanto l’arte contemporanea sia negletta in Italia. Fatto di non poco peso, contro cui numerose organizzazioni di addetti ai lavori, e prima fra tutte il Forum dell’arte contemporanea italiana, stanno cercando di combattere.    
È tuttavia di pochi giorni fa la notizia che il Ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha firmato un decreto che avvia le procedure per destinare 50 milioni di euro a sostegno dei musei, delle arti visive, e dei luoghi della cultura non statali. Le risorse provengono dal fondo emergenza imprese culturali, istituito con il decreto “Rilancio” dello scorso 19 marzo. Inoltre 103 milioni vengono distribuiti tra gli 11 nuovi Cantieri della Cultura Italiana nel mese di agosto: tra cui l’Archivio di Stato a Roma, il Museo d’Arte Contemporanea di Rimini, , l’Arsenale di Venezia, la Loggia di Isozaki degli Uffizi e il Museo della Lingua Italiana di Firenze. 3 miliardi di euro sono, infine, recentemente stati devoluti a turismo e cultura nel “Decreto Agosto” che prevede, oltre ai fondi, anche una serie cospicua di proroghe, esoneri e finanziamenti per i musei statali, le istituzioni culturali e le fondazioni del MIBACT.

Primo ministro della Nuova Zelanda Jacinda Ardern

Da non sottovalutare anche l’impegno della Nuova Zelanda, per cui la Creative New Zealand ha annunciato un “pacchetto di risposta di emergenza” da 16 milioni di NZD (9 milioni di euro) per la prima metà dell’anno, rilevando la probabilità di una seconda tranche di finanziamenti per la seconda metà del 2020. Alla fine di maggio, il Primo Ministro Jacinda Arden, la più giovane donna capo di Stato al mondo, ha anche annunciato due ulteriori gruppi di finanziamento. Il primo comprende una serie di pacchetti economici per specifiche istituzioni culturali e il secondo un programma da 175 milioni di NZD (98 milioni di euro) per sostenere i settori dell’arte e della musica.      


Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron

La Francia pare avere adottato una linea di sovvenzioni statali molto simili a quelle italiane. Saranno infatti 22 i milioni di euro divisi tra i vari settori culturali: 10 milioni per la musica, 5 per lo spettacolo, 5 per l’editoria e solamente 2 per le arti visive. Non troppo per la verità. Tanto che Macron ha in seguito anche annunciato uno speciale fondo di sostegno di 7 miliardi di euro per rimborsare la cancellazione degli spettacoli, in parte come prestito e in parte a fondo perduto, ma senza altro impegno tuttavia per il settore artistico, lasciato, piuttosto, allo scoperto. Louvre, d’Orsay, Pompidou, Orangerie e tutti gli altri grandi e piccoli musei francesi, potrebbero non essere completamente soddisfatti del valore riconosciutogli in un Paese in cui l’interesse turistico per le arti visive è uno dei maggiori motori di attrazione.

Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin

Tra le sovvenzioni statali promosse da Putin, il governo russo ha previsto un programma di prestiti a sostegno dell’occupazione per le imprese e l’esonero, per molte di esse, dal pagamento di tutte le tasse e contributi sociali. Si stima che queste misure costeranno al bilancio federale più di 800 miliardi di rubli (9 miliardi di euro) corrispondente a 0,5% del PIL, portando la spesa totale anticrisi al 3,3% del PIL. Tuttavia, molti esperti pensano che le misure anticrisi del governo non siano sufficienti per alleviare un’economia già stagnante prima della pandemia. Di conseguenza, i meccanismi di emissione che potrebbero funzionare negli Stati Uniti, in Europa e nel Regno Unito sono meno efficaci in Russia, il che riduce la capacità del governo. 12 miliardi di rubli (138 milioni di euro) previsti nel progetto nazionale “Sostegno alle piccole e medie imprese” saranno destinati alla capitalizzazione aggiuntiva delle istituzioni culturali di sviluppo regionale. L’importo totale delle sovvenzioni presidenziali è di 4,6 miliardi di rubli (53 milioni di euro) suddivisi tra i 4.419 progetti proposti dal mondo della cultura.

Presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping

E la Cina, il paese in cui il Covid-19 è stato originato? Non è facile indagare tra le maglie degli interventi governativi cinesi, spesso poco comunicati quando si tratta di spese istituzionali. Una richiesta di sostegno da parte di artisti e gallerie del febbraio scorso pare non avere avuto seguito, ma il governo cinese ha stanziato comunque dei fondi, volti a sostenere almeno gli affitti dei musei e dei teatri e le cancellazioni di mostre e spettacoli. A seconda delle dimensioni delle istituzioni gli interventi sono stati di 6000, 12000 o 24000 euro una tantum, per complessivi 360 milioni di euro, naturalmente forniti in RMB. Sembra una cifra non insignificante. Ma in fondo cosa sono 360 milioni per un paese di 1 miliardo e mezzo di persone?

Primo ministro del Madagascar Christian Ntsay

Infine non manca chi le sovvenzioni le ha fornite in natura. Riporta il “Guardian” che in Madagascar, uno dei paesi più poveri al mondo, il Ministero della Cultura per aiutare gli artisti colpiti dalla crisi ha fatto ricorso a una distribuzione di sacchi di riso, guadagnandosi apparentemente l’ultimo posto nella scala delle assegnazioni di supporto. Ma alla fine, chissà: chi può dire che questo gesto così vicino ai bisogni basilari non sia da vedere come quello di maggiore valore, il primo per ordine di importanza? Riportando l’arte e i suoi creatori al centro di funzioni e di relazioni vitali, sembra sottolineare il senso di necessità del loro ruolo, che in paesi che possono risolvere i problemi con elargizioni astratte di denaro è ormai perduto.

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