Ettore Spalletti
Ettore Spalletti è l’unico artista ad avere ottenuto l’omaggio di una retrospettiva contemporaneamente in tre delle maggiori istituzioni italiane (nel 2014 alla GAM di Torino, al Maxxi di Roma e al Madre di Napoli). Il suo lavoro è molto noto anche all’estero, soprattutto in Europa. Tra le mostre si contano diverse presenze alla Biennale di Venezia (1982, 1993,1995, 1997) e a documenta di Kassel (1982, 1992). Fatto singolare, per un artista che non si è mai mosso da Capelle sul Tavo, un paesino in provincia di Pescara, dove è nato nel 1936. Dalla metà degli anni Settanta ha realizzato le sue opere – sculture o dipinti – sempre con la medesima tecnica: diverse stratificazioni di una miscela di pigmento e gesso e la successiva levigatura della superficie, così da ottenere una superficie pulita e sensibile, dalla quale pare emergere quasi una luce interna. In questo modo ha dato luogo a una sorta di minimalismo fragile e poetico. Le linee sono talvolta appena incurvate e i colori sono tenui. Insieme al bianco, al grigio e all’oro, prevalgono le tinte pastello, i rosa e, soprattutto, gli azzurri, la cui composizione rimanda alla colorazione degli sfondi delle pale e degli affreschi medievali.
L’aspirazione di Spalletti è di arrivare a toccare l’infinito, l’eterno, il punto di passaggio tra il mondo reale e l’aldilà. Non è infatti un caso che egli sia stato chiamato a realizzare alcuni ambienti di carattere spirituale, come la Cappella di Villa Serena a Pescara e l’obitorio dell’ospedale di Garches in Francia.
Sul versante economico i suoi valori sono stabili, tendenti alla crescita. Dopo la morte avvenuta nell’ottobre del 2019 hanno avuto una forte impennata, dovuta anche all’interesse di importanti gallerie internazionali.