Alberto Burri

Una mostra al Guggenheim di New York l’ha incoronato tra i protagonisti dell’informale internazionale nel centenario della nascita. Medico militare in servizio nell’esercito italiano, catturato dagli americani e portato in un campo di prigionia in Texas, è lì che Alberto Burri (Sansepolcro 1915; Nizza, 1995) comincia a dedicarsi alla pittura ed è lì che incontra anche le balle di iuta, che saranno poi il carattere distintivo di una delle sue serie più celebri. 

Partito da forme astratte, ma già utilizzando materiali vari, pietre e terra, tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta elabora una nuova forma espressiva che caratterizza le serie intitolate i Gobbi (in cui posiziona rami di legno sul retro della tela creando un rigonfiamento), le Muffe (in cui sfrutta le efflorescenze prodotte dalla pietra pomice combinata alla pittura ad olio) e i Catrami (in cui mantiene un aspetto pittorico benché astratto). Nel prosieguo degli anni Cinquanta realizza la sue serie più famosa: i Sacchi, tele dipinte di rosso o di nero sulle quali innesta sacchi di iuta dall’aspetto povero e consunto. Questa innovativa espressione artistica suscita dapprima scalpore, ma inserita nel contesto di pessimismo che seguì il secondo conflitto mondiale, si erse a modello di incarnazione del clima sociale.

Nel 1957 sviluppa la sua poetica inserendo nelle opere elementi non più consumati dal “tempo”, bensì dalle fiamme. Sono teli di cellotex, questa volta, a venire modellati dalla fiamma ossidrica, producendo fori, smagliature e grumi bruciacchiati. Alla fine degli anni Settanta giunge poi la serie dei Cretti, dove la materia ai quali l0’artista dona un aspetto di aridità privandola dell’acqua, produce sulla tela un effetto craclè. Appartiene a questa serie, anche se realizzato con tecnica diversa, il Grande cretto di Gibellina, una delle più importanti opere di Land Art, in cui i ruderi della cittadina siciliana abbattuta dal terremoto sono ricoperti da forme di cemento che dall’alto appaiono come un enorme craclè, formando un grande labirinto percorribile.

Negli ultimi anni Alberto Burri ritorna a forme più regolari, a compartimenti di colori che rivelano la matrice geometrica astratta che sottende tutto il suo lavoro. 

Le quotazioni di questo artista sono estremamente elevate, arrivando a superare i 10 milioni di dollari. La presenza della sue opere sul mercato non è sempre costante e questo ne favorisce notevolmente l’incremento di valore.

Senza titolo…

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