Yayoi Kusama

“Io converto l’energia della vita nei punti dell’universo”: sono le parole che Kusama utilizza per riassumere il suo essere artista, per esprimere il suo sentimento nel dipingere  quello che ormai è diventato il suo trademark: un mondo a pois, una serie di pallini colorati che si posano su ogni oggetto.

Nata a Matsumoto nel 1929, autodidatta, Kusama cresce in una famiglia con una situazione complessa: la madre contraria alla sua produzione artistica, arriva a distruggerle ogni lavoro. Questo fa scaturire nella giovane Yayoi la necessità di lavorare con velocità e frenesia, nonché il desiderio di diventare realmente un’artista e di trasferirsi a New York per coronare il suo sogno, luogo in cui inizia una nuova fase della sua vita intorno al 1957.

Negli anni Sessanta ottiene i primi successi: Kusama e la sua arte vengono stimate e apprezzate dal pubblico e da grandi artisti del tempo; in questi anni si dedica alla performance provocatoria con donne e uomini nudi, in espliciti atteggiamenti, e porta avanti i suoi Infinity net, tele o oggetti decorati di reti che tendono ad allargarsi fino all’infinito attraverso particelle colorate, composte con un ritmo non costante.

Le sue condizioni di salute la riportano in Giappone nel 1973, ma purtroppo la situazione è decisamente antitetica rispetto al panorama americano: non viene né apprezzata, né tantomeno riconosciuta a livello artistico. Questo periodo le provoca malessere e depressione, tanto da spingerla ad entrare, dalla fine degli anni Settanta, nell’ospedale psichiatrico Seiwa, dove tuttora viva, ma da dove si reca ogni giorno a dipingere nello studio a Shinjuku.

Qui continua a produrre ossessivamente i suoi “nets” e inizia a comporre testi e poesie surreali. Lo stile maturo di Kusama si caratterizza per l’ossessiva ripetizione dei pois, riflesso di una visione allucinata, tanto da uscire dalla tela e invadere lo spazio in modo virale, dando luogo a installazioni ambientali di efficace spettacolarità, come le Infinity Rooms, stanze in cui degli specchi moltiplicano i pallini all’infinito.

Solo nel 1989 l’artista giapponese riesce a riemergere nel panorama artistico grazie a diverse retrospettive, tra cui quella al Center of International Contemporary Arts di New York. Nel 1993 rappresenta il Giappone alla Biennale di Venezia realizzando una stanza pullulante di specchi con all’interno sculture di zucche che simboleggiano il suo alter ego.

Nel 2012 stringe un importante collaborazione con Marc Jacobs, direttore artistico di Louis Vuitton, realizzando una linea d’abbigliamento, dove i suoi ormai famosi pois finiscono su borse, scarpe, vestiti e accessori.

Yayoi Kusama ha ormai ottenuto un grande successo sia di pubblico che di mercato.. La sua vendita più alta è stata raggiunta con un dipinto del 1960, battuto per la eccezionale cifra di 7.1 milioni di dollari.

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