Enrico Castellani

Qualche anno fa è stato la testa di ponte del rilancio dell’arte italiana, l’artista che ne ha trainato la crescita sul mercato internazionale, aprendo la strada ai ghiotti Italian Sales, le vendite di lotti di arte italiana nelle case d’asta londinesi e americane. 

Nato in provincia di Rovigo e deceduto nel 2017 a Roma, la vita di Castellani è stata piuttosto uniforme, più o meno quanto le sue opere. Tra il 1959 e il 1960 insieme a Piero Manzoni diede vita alla rivista “Azimuth” e alla galleria omonima, esponendo per la prima volta in Italia artisti come Rauschenberg e Jasper Johns, coloro che stavano rinnovando il linguaggio rispetto all’Action Painting. La ricerca di azzeramento rispetto al passato si configura nel proprio lavoro con la decisione di dipingere opere monocrome. È già dal 1959 che Castellani inizia ad usare tecniche per produrre lievi estroflessioni, prodotte con una struttura a centine e chiodi che si nasconde dietro alla tela. Questi movimenti ritmici della superficie, sempre simili ma sempre variati con diverse disposizioni geometriche, definiscono una procedura innovativa ed essenziale, che produce opere apparentemente identiche ma sempre diverse. Donald Judd, qualche anno dopo, riconobbe in Castellani il padre del Minimalismo. 

Non sono mancati interventi più ampi, di carattere ambientale. Nel 1967 alla mostra Spazio dell’immagine a Foligno presenta Ambiente Bianco. Ma anche realizzerà in seguito scenografie teatrali.

Anche se attualmente il mercato di Castellani pare essere in una fase stazionaria, sono parecchie le opere che in asta hanno superato il milione o i due milioni di dollari, arrivando anche agli oltre cinque milioni di Superficie Bianca del 1967 venduta da Sothebys nel 2014. Data la fase di riflessione, è probabilmente il momento migliore per investire in questo maestro dell’arte internazionale.

Senza titolo…

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