Riaperture museali nel mondo dopo il lockdown 

In Italia, la riapertura, lenta ma determinata, sembra profilarsi positivamente alla crisi. A Venezia la cosiddetta fase 3 è stata inaugurata da una folla di turisti: più di 300 metri di coda davanti a Palazzo Ducale che, al momento della riapertura, già contava un migliaio di prenotazioni, ovviamente online. 
Anche in Francia e in gran parte degli stati europei, un grande numero di piccoli musei si dispone intorno alle principali attrazioni dei grandi musei internazionali, che fino a due mesi fa ospitavano quotidianamente folle proporzionate di visitatori.
Ma la riapertura del mondo della cultura post coronavirus, non si profila così florida per tutte le istituzioni culturali. Con la chiusura di tre mesi fa, anche l’Ermitage russo ha già perso la metà delle sue entrate annuali, ha dichiarato il direttore Mikhail Piotrovsky all’agenzia Interfax. E anche le altre grandi realtà russe, come il Museo Puskindi Mosca, non se la cavano meglio. In America, per esempio, le proiezioni sugli ingressi ai musei nel prossimo futuro sono allarmanti e non fanno ben sperare. La cultura viene quindi sconfitta da un protocollo di sicurezza troppo restrittivo e che non invoglia, e anzi, fa scappare, tutti i turisti.
Negli Stati Uniti, anche il coinvolgimento pubblico nella gestione dei musei è minore rispetto alla maggior parte dei paesi europei e, per questo, è comprensibile la preoccupazione per la sopravvivenza delle realtà museali più piccole, che, invece, in Europa sembrano essere le favorite nel processo di riapertura. Se un colosso come il Metropolitan Museum of Art di New York ha annunciato perdite per 100 milioni di dollari, istituzioni di dimensioni più ridotte si ritrovano, in America, ad affrontare una minaccia senza precedenti.  

Sharing is caring!

Iscriviti alle nostre newsletter

L'Arte parla in tutte le lingue, ha sempre qualcosa da dire. Anche per e-mail.