Pop religion

Quando si parla di Andy Warhol, l’artista simbolo del ventesimo secolo, pensiamo di sapere ogni cosa sul suo conto e sulla sua vita ma un personaggio complesso come il suo, sa ancora stupirci.
In pochi sono a conoscenza del fatto che fosse un cristiano bizantino credente.
Tutto ha inizio da ragazzo, quando insieme alla sua famiglia, frequenta la chiesa cattolica bizantina di S. Giovanni Crisostomo di Pittsburgh.
Trasferito a New York, era solito frequentare quasi ogni giorno la parrocchia di S. Vincenzo Ferrer nell’Upper East Side, dove si fermava all’entrata della chiesa, pronto ad uscire in caso venisse riconosciuto.
Warhol considerava la sua fede privata, qualcosa da nascondere e tutelare.
Durante il suo funerale infatti, l’amico attore John Richardson, parla della “pietà segreta” di Andy Warhol, “un artista che ha ingannato tutti proiettando l’immagine di una persona le cui uniche ossessioni erano soldi, fama e glamour”.

La domanda che sorge spontanea è quanto questa religione, così devota ai culti e ai simboli, possa aver contribuito alla cultura pop di Warhol e ne abbia influenzato lo stile. Dalle icone bizantine a quelle del consumo e della moda trattate da Warhol c’è un abisso, in termini di contenuto, ma sul piano formale entrambe puntano alla stilizzazione e alla ripetizione. 

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